Gli operatori della Biblioteca di Oltre l'Occidente contribuiscono all'organizzazione della biblioteca della Casa Circondariale di Frosinone
I membri dell'Associazione Oltre l'Occidente si adoperano per una riscolarizzazione per gli utenti della struttura
La biblioteca di Oltre l'Occidente ospita persone in esecuzioni penali esterne per il lavoro di organizzazione della biblioteca
La biblioteca in carcere assume in carcere la valenza di un servizio di indiscutibile importanza nell’ambito della progettualità trattamentale, configurandosi come spazio-simbolo della promozione culturale del condannato durante il tempo della pena e come strumento che rende possibile la diffusione di valori e modelli "altri" da quelli sperimentati dai ristretti nei loro percorsi esistenziali. La biblioteca in carcere costruisce un rapporto con l’utenza, basato su una comunicazione a “due vie”, fatta di intenzionalità e capacità di ascolto, curando non solo gli aspetti strutturali ed organizzativi, ma anche quelli relazionali, adeguando le modalità di comunicazione al contesto, partendo dai bisogni e dalle aspettative dell’utenza, costruendo una reciprocità di rapporti che trasformi la percezione del ruolo della biblioteca quale parte essenziale dell’Istituzione detentiva e quale valido ausilio al percorso di ricostruzione esistenziale.
L’Associazione Oltre l’Occidente dalla fine del 2017 contribuisce a svolgere nella biblioteca della Casa Circondariale di Frosinone un lavoro di risistemazione della biblioteca generale. Ha contribuito all’apertura di altre due mini biblioteche in altri reparti. Lo scopo è quello di restituire dignità e visibilità a settori socialmente critici, a partire da una più ampia offerta e da una serie di azioni culturali che avvicinino maggiormente il pubblico detenuto al libro e alla lettura, come strumento di cittadinanza e di inclusione sociale. Si è lavorato per una catalogazione più vicina agli standard delle biblioteche istituzionali a cominciare da una più precisa informatizzazione ed anche una riorganizzazione fisica degli spazi, consentendo un più facile accesso al prestito con la stampa di un catalogo. Molti detenuti hanno collaborato e collaborano, anche con un servizio di consegna e ritiro dei testi. Il carcere per motivi immaginabili è un luogo di lettura, ma non ci si aspetterebbe di trovarvi lettori esperti e preparati, se non addirittura accaniti. Ciò rivela una condizione di ‘apertura’ culturale che lascia pensare, e che si somma ad una profonda, anche se spesso difficile, esperienza di vita: la percentuale ad esempio di persone che hanno viaggiato e che conoscono lingue straniere è alta. Il carcere è sì un luogo di pena, che inevitabilmente si somma ai luoghi dell’esclusione di questa società, ma differenti sono le motivazione per le quali si commette un reato, differenti sono i percorsi carcerari, e differenti sono i cammini una volta tornati liberi. Nei percorsi carcerari sono indispensabili e non secondarie azioni di restituzione della cittadinanza sociale con attività di inclusione, proprio in attesa di un ritorno nella piena autonomia e indipendenza della propria esistenza. La cultura, strumento con il quale conosci e ti avvicini all’altrui esistenza, è un veicolo fondamentale. Così come l’istruzione che in carcere fra mille difficoltà è presente con vari corsi, è una delle colonne portanti della integrazione.
- Le raccolte della biblioteca includono pubblicazioni a stampa e non solo andando incontro ai bisogni informativi, educativi, culturali, ricreativi e riabilitativi della popolazione carceraria. - La biblioteca si avvale di donazioni, se i titoli donati corrispondono alle necessità della biblioteca. - Le risorse documentarie sono selezionate sulla composizione demografica, culturale, dei livelli di alfabetizzazione, del livello di istruzione e delle lingue parlate dalla popolazione carceraria - Le raccolte della biblioteca includono : titoli di consultazione generale; narrativa, inclusa una vasta gamma di generi (romanzi rosa, gialli, polizieschi, fantascienza, fantasy, orrore ecc.); biografie; saggistica, che copra le aree disciplinari Dewey più comuni; documentazione giuridica; poesia; storie e romanzi a fumetti ; materiali per l'auto-apprendimento; materiali di facile lettura; libri a grandi caratteri; audiolibri; risorse audio e video e multimedia; informazioni di comunità; materiali per l'alfabetizzazione e le capacità di calcolo; puzzles, giochi; riviste illustrate; quotidiani; libri in lingua.
Le risorse documentarie sono conservate in buono stato, gestite e mantenute secondo standard professionali, esposte in modo efficace e promosse attivamente. I testi recano un'etichetta con la collocazione e la catalogazione secondo standard nazionali e/o internazionali. All’interno del testo (ultima pagina) è riportato un numero di inventario con il timbro del carcere e della sezione dove il testo è depositato. Sulla fascetta sul dorso è ripetuto il numero d’inventario insieme alla classificazione Dewey, che individua l’argomento e la segnatura che è formata dalle prime tre lettere dell’autore o in mancanza di esso del titolo. Nella prima pagina oltre la copertina è riportata la classificazione Dewey e la segnatura 000 GENERALITA' 100 FILOSOFIA E PSICOLOGIA 200 RELIGIONE 300 SCIENZE SOCIALI 400 SCIENZE DEL LINGUAGGIO 500 SCIENZE NATURALI E MATEMATICA (SCIENZE PURE) 600 TECNOLOGIA (SCIENZE APPLICATE) 700 LE ARTI 800 LETTERATURA E RETORICA 900 GEOGRAFIA E STORIA .
L'accesso alla biblioteca ed ai suoi servizi è garantito a tutti i detenuti, indipendentemente dal regime di detenzione a cui sono sottoposti e dalla loro collocazione all'interno del carcere. I detenuti senza limitazioni di movimento all'interno della struttura hanno la possibilità di visitare la biblioteca ogni settimana per periodi sufficienti ad esaminare i documenti, fare richieste di prestito interno e interbibliotecario, avvalersi di un servizio di consulenza, leggere le opere escluse dalla circolazione e partecipare alle attività culturali proposte e organizzate dai detenuti che si occupano della biblioteca insieme all’Area Educativa e agli operatori della Biblioteca esterna di Oltre l’Occidente. Gli orari di apertura sono dalle 9 alle 14 dal lunedì al venerdì, comunque coordinati con i programmi educativi. Tutti I detenuti anche quelli in stato di isolamento hanno accesso ad un catalogo a stampa e possono richiedere documenti della raccolta principale e attraverso il prestito interno. La Biblioteca Oltre l’Occidente offre un servizio interbibliotecario, fornendo un catalogo per ogni biblioteca del carcere. La raccolta delle richieste avviene settimanalmente in linea con la presenza degli operatori della Biblioteca. Nel sito on line della Biblioteca di Oltre l’Occidente si custodiscono e si mettono in lettura i cataloghi, le attività inerenti le biblioteche del carcere e altre attività di integrazione.
Biblioteca centrale, presso i locali della scuola. Dotata di due aule di 20 mq l’una, con scaffalature, tavoli e sedie e 4 postazioni per la consultazione, ha a disposizione due PC. La biblioteca può usufruire della fotocopiatrice. L’accesso è riservato a tutti i detenuti durante le mattine di apertura della scuola. Biblioteca presso la sezione precauzionale di circa 15 mq. Dotata di pc scaffalature, tavoli e sedie e di 3 postazioni per la consultazione. Essa è a dispisizione della sola popolazione del reparto. Biblioteca del V reparto, di 16 mq, è dotata di PC scaffalature, tavoli e sedie e di 5 postazioni per la consultazione, a disposizione della sola popolazione del reparto. In ogni reparto, compreso l’isolamento, si trovano in deposito una raccolta di almeno cento libri scelti tra titoli recenti e "di consumo". Questa raccolta è variata almeno una volta ogni mese. a) BIBLIOTECA CENTRALE b) BIBLIOTECA 5° reparto c) BIBLIOTECA 3° reparto d) BIBLIOTECA 3° sezione
La restrizione e l’isolamento dell’individuo non contribuiscono a mantenere relazioni o a costruire percorsi duraturi. Velocemente si smarrisce la percezione di appartenere ad una comunità e a sviluppare legami relazionali significativi. La impossibilità di riuscire a richiedere aiuto rischia di tradursi in una prolungata situazione di disagio con cronicizzazione delle problematiche sociali e relazionali, nonché culturali ed economiche. In questo scenario il ruolo della società civile nella promozione dell’inclusione sociale va valorizzato attraverso una azione congiunta con le istituzioni pubbliche e con le strutture informali e associative che parallelamente promuovono la partecipazione attiva e responsabile di tutti i soggetti anche quelli più deboli. L’Associazione Oltre l’Occidente da anni opera nel mondo delle disabilità favorendo iniziative pubbliche con i centri di salute mentale del territorio e anche ospitando presso la propria sede attività di reinserimento sociale e lavorativo. Nel 2017 questa collaborazione è stata allargata alla REMS di Ceccano con corsi di rialfabetizzazione.
In questi anni di esperienza di condivisione di uno spazio formativo e ri-formativo è diventato un appuntamento fisso e atteso dai residenti. I limiti di tempo e l’approccio non sempre ben strutturato segnalano un impegno più attento e costruito per rendere più produttivo questo prezioso spazio. Mantenere percorsi duraturi, avviare attività di alfabetizzazione e rialfabetizzazione, aggiungere riflessioni di storia, geografia, educazione civica, cronaca che appaiono necessari per ricostituire un contesto con il mondo circostante che appare spesso nebbioso e lontano. C’è bisogno di lavorare sul recupero della cittadinanza per l’inclusione sociale attraverso una azione congiunta con le istituzioni pubbliche e con le strutture informali e associative che parallelamente promuovono la partecipazione attiva e responsabile di tutti i soggetti anche quelli più deboli.
L’associazione Oltre l’Occidente dal 2017 svolge volontariamente presso la REMS di Ceccano rialfabetizzazione e alfabetizzazione di residenti italiani e stranieri. Le attività hanno lo scopo di promuovere l’integrazione attraverso attività culturali, ma anche ricreative realizzate anche con la partecipazione diretta delle persone private della libertà. Negli anni 2017 si è lavorato alla costituzione di un punto di lettura con testi forniti dall’Associazione stessa e con l’avvio di incontri settimanali dove partecipano dalle 6 alle 8 persone, sia di cittadinanza italiana, sia straniera, che durano fino ad oggi. Nel 2018 e 2019 lo spazio comune si è arricchito di una sala audio/video e di una serie di attrezzature per attività ricreative.
In caso di reato commesso in stato di infermità mentale tale da togliere la coscienza o la libertà dei propri atti, l’individuo, seppure prosciolto perché non punibile, poteva essere consegnato all’autorità di pubblica sicurezza, laddove il giudice ne avesse stimato pericolosa la liberazione. L’autorità competente provvedeva in seguito al ricovero provvisorio in un manicomio in stato di osservazione; se dopo tale periodo la prognosi di pericolosità veniva confermata, il giudice ne ordinava il ricovero definitivo. Con la riforma dell’ordinamento penitenziario, i manicomi giudiziari furono sostituiti dagli ospedali psichiatrici giudiziari, e sempre in funzione di protezione sociale rispetto a soggetti totalmente o parzialmente incapaci di intendere e di volere ma pericolosi per la privata e pubblica incolumità. Con le residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza: “Si sono sanciti i principi della priorità della cura necessaria, di territorialità delle medesime cure (in base al quale la presa in carico dei servizi di salute mentale deve essere effettuata presso il territorio di residenza o comunque di provenienza dell’interessato, onde evitare un eccessivo e inutile sdradicamento del malato psichico dal proprio territorio, con conseguenti enormi difficoltà nella ricollocazione del medesimo una volta terminate le cure o comunque la fase di acuzia patologica), la centralità del progetto terapeutico individualizzato (la cui assenza è stata espressamente ritenuta elemento sulla base del quale non può fondarsi un perdurante giudizio di pericolosità sociale) e, infine, il principio più significativo della residualità e transitorietà della misura di sicurezza detentiva, dovendosi ritenere il ricovero in R.E.M.S. uno strumento di extrema ratio, utilizzabile soltanto laddove le misure di sicurezza non detentive non siano assolutamente praticabili”
Con la chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari – a seguito di diversi interventi normativi (tra i quali: la Legge n. 9/2012 e la Legge n. 81/2014) – è stata introdotta la nuova figura delle R.E.M.S., caratterizzata dall’esclusiva gestione sanitaria. Sono strutture residenziali sanitarie gestite dalla sanità territoriale (Regione), in collaborazione con il Ministero della Giustizia. Queste residenze, garantiscono l’esecuzione della misura di sicurezza (detenzione) e al tempo stesso, l’attivazione di percorsi terapeutici riabilitativi territoriali per le persone cui è applicata una misura alternativa al ricovero in OPG (poiché chiusi per legge), e all’assegnazione a casa di cura e custodia. Gli utenti devono essere inseriti in percorsi terapeutici riabilitativi, che prevedono la loro conclusione nel reinserimento sociale dell’individuo (Decreto-legge 1 ottobre 2012). Il numero di utenti in ogni struttura può essere al massimo di 20. Si tratta di strutture chiuse, con personale sanitario presente durante le 24 ore. Per ogni struttura è previsto uno spazio verde esterno.
Le principali differenze “operative” tra le nuove REMS e i vecchi ospedali psichiatrici giudiziari sono essenzialmente queste: - l’esclusiva gestione sanitaria delle Rems, affidate esclusivamente alla sanità pubblica regionale, senza alcun potere decisionale o organizzativo del Ministero della Giustizia; - ogni residenza può ospitare, in teoria, un numero limitato di persone (20); - la gestione interna della residenza è di esclusiva competenza del sistema sanitario nazionale, con programmi di percorsi terapeutico-riabilitativi individuali predisposti dalle Regioni attraverso i competenti dipartimenti e servizi di salute mentale delle proprie aziende sanitarie; - il giudice penale dispone il ricovero in una residenza, quale misura di sicurezza, soltanto “quando sono acquisiti elementi dai quali risulta che ogni misura diversa non è idonea ad assicurare cure adeguate e a fare fronte alla sua pericolosità sociale” (così la legge n. 81 del 2014); - il ricovero nella residenza non può durare oltre il tempo stabilito per la pena detentiva prevista per il reato commesso, avuto riguardo alla previsione edittale massima, fatta eccezione che per i delitti puniti con la pena dell'ergastolo, per i quali si continuano ad applicare le vecchie regole (si esce soltanto quando non si è più socialmente pericolosi). - che la sola attività perimetrale di sicurezza e di vigilanza esterna non costituisce competenza del Servizio sanitario nazionale né dell’Amministrazione penitenziaria, bensì affidata alle Regioni e le Province autonome, attraverso specifici accordi con le Prefetture, che tengano conto dell’aspetto logistico delle strutture, al fine di garantire adeguati standard di sicurezza. Al tema sicurezza si ricollega anche l’assenza di personale di polizia penitenziaria all’interno della struttura, presente invece nei “vecchi” Opg.
Gli U.E.P.E. rappresentano un’articolazione del Ministero della Giustizia e sono deputati alla presa in carico delle persone sottoposte a misure esterne all’Istituto penale. Centrale all’interno degli UEPE è la figura dell’assistente sociale, che insieme alla Polizia Penitenziaria, esperti psicologi, criminologi, e negli ultimi tempi educatori, collabora alla mission istituzionale. Il mondo penale e penitenziario è da sempre focalizzato sulla pena detentiva. A seguito di recenti impianti normativi, c’è una riconsiderazione della sanzione penale da intendersi come una misura da vivere nella comunità e con la comunità, al fine di raggiungere l’obiettivo rieducativo sancito dalla Costituzione italiana all’art. 27.co.3. Tra queste misure detentive vi sono “la messa alla prova” e “lavori di pubblica utilità“ I compiti degli U.E.P.E. previsti dalla riforma dell'ordinamento penitenziario (art. 72, legge n. 354/1975) e disciplinati dal regolamento d'esecuzione, possono essere sostanzialmente ricondotti in due settori d'intervento prevalenti, sviluppati sul territorio nell'ambito dell'esecuzione penale esterna: quella relativa alla concessione e alla gestione delle Misure Alternative alla Detenzione, con Il compito principale è di favorire il percorso di recupero e di reinserimento del soggetto nella società, aiutandolo a superare le difficoltà d'adattamento; Interventi svolti in favore di soggetti ristretti negli istituti di pena. All'interno del carcere l'Uepe, attraverso gli Assistenti Sociali, partecipa alle attività d'osservazione scientifica della personalità dei detenuti.
L’Associazione Oltre l’Occidente ha stipulato una convenzione con il Ministro della Giustizia, attraverso il Presidente del Tribunale nel cui circondario sono presenti le amministrazioni, gli enti o le organizzazioni indicate. Ai sensi dell'art. 168 bis del codice penale art. 464 bis c.p.p., e art. 2, comma 1 del D. M. 8 giugno 2015. n. 88 del Ministro della Giustizia, nei casi previsti, su richiesta dell'imputato, il giudice può sospendere il procedimento e disporre la messa alla prova, sulla base di un programma di trattamento predisposto dall'Ufficio di esecuzione penale esterna, subordinato all'espletamento di una prestazione di pubblica utilità. Il lavoro di pubblica utilità consiste in una prestazione non retribuita in favore della collettività, di durata non inferiore a dieci giorni, anche non continuativi, da svolgere presso lo Stato, le regioni, le province, i comuni, le aziende sanitarie o presso enti o organizzazioni, anche internazionali, che operano in ltalia, di assistenza sociale, sanitaria e di volontariato, nel rispetto delle specifiche professionalità ed attitudini lavorative dell'imputato.
L’Associazione Oltre l’Occidente si impegna all’accoglienza delle persone che vengono inviate dall’U.E.P.E mettendo a disposizione la sede e gli strumenti necessari a restituire alla società una persona che può rimediare ad un errore fatto, senza dover andare in carcere. Il trattamento rieducativo delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà avviene mediante attività di pubblica utilità che vengono svolte in associazione, rispettando l’ammontare di ore che la persona deve svolgere, come previsto dal giudice. L’Associazione Oltre l’Occidente si impegna in questo percorso dal 2015. Ha ospitato decine di persone di entrambi i sessi e di età svariate nella organizzazione della propria Biblioteca. La sede è aperta dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 18. Si garantisce sempre la presenza di un operatore che affianca la persona dedita al percorso di recupero, e stila una relazione da restituire all’Uepe sull’andamento comportamentale del soggetto affidato. Le attività restituiscono una cittadinanza sociale necessaria, e la cultura, strumento di cui Oltre l’Occidente si serve per fare ciò, resta sempre il mezzo più utile per riportare autonomia e indipendenza all’esistenza di chi, da detenuto, si sente inesistente e imprigionato nell’errore commesso.
L’Associazione consente che n. 6 (sei) soggetti svolgano presso la propria struttura l'attività non retribuita per l'adempimento degli obblighi previsti dall'art. 168 bis codice penale. I soggetti ammessi allo svolgimento dei lavori di pubblica utilità prestano, presso la struttura dell'Associazione, le attività, rientranti nei settori di impiego indicati dall'art. 2, comma 4, del DM n. 88/2015. L'attività è svolta in conformità con quanto disposto dal programma di trattamento e dall'ordinanza di ammissione alla prova; il programma specifica le mansioni alle quali viene adibito il soggetto, la durata e l'orario di svolgimento della prestazione lavorativa, nel rispetto delle esigenze di vita dei richiedenti, dei diritti fondamentali e della dignità della persona. L’Associazione si impegna a segnalare immediatamente, anche per le vie brevi, ogni inosservanza degli obblighi assunti, le assenze e gli eventuali impedimenti alla prestazione d'opera. I funzionari dell'Ufficio di esecuzione penale esterna incaricati possono svolgere l'attività di controllo che sarà effettuata durante l'orario di lavoro, nonché la visione e l'eventuale estrazione di copia del registro delle presenze.
I soggetti ammessi allo svolgimento dei lavori sono impegnati nelle attività della omonima Biblioteca. I lavori della Biblioteca consistono nella catalogazione informatica dei libri, nella loro disposizione spaziale, nella digitalizzazione dei documenti e nella loro suddivisione. - Le persone avviate in lavori di pubblica utilità devono trovare la loro dimensione all’interno di un contesto dato e di uno spirito di lavoro già strutturato, avendo cura delle risorse documentarie. Devono firmare il foglio presenza; comunicare l’assenza che può essere concordemente recuperata. - L’Associazione in accordo con le volontà e le capacità del soggetto assicura una formazione sulle attività da svolgere. Mantiene un registro firma e redige una relazione finale da inviare al riferimento dell’UEPE.
Il comma 2 individua i compiti affidati ai nuovi uffici UEPE: svolgimento, su richiesta dell’Autorità Giudiziaria, di inchieste utili a fornire i dati occorrenti per l’applicazione, la modificazione, la proroga e la revoca delle misure di sicurezza; svolgimento delle indagini socio-familiari necessarie per l’applicazione delle misure alternative alla detenzione dei condannati e degli internati; proposizione del programma di trattamento da applicare ai condannati che chiedono l’ammissione all’affidamento in prova e alla detenzione domiciliare; controllo della esecuzione dei programmi da parte degli ammessi alle misure alternative, con obbligo di riferire direttamente all’Autorità Giudiziaria, proponendo eventuali interventi di modifica o di revoca; consulenza agli istituti penitenziari, su richiesta delle Direzioni, al fine di favorire il buon esito del trattamento penitenziario; svolgimento di ogni altra attività prescritta dalla legge (penitenziaria) o dal regolamento (di esecuzione).
L’affidamento in prova, Art. 47 N.O.P., è concedibile quando la pena detentiva inflitta non superi i tre anni. In tal caso il condannato viene affidato agli U.L.E.P.E. per un periodo di tempo pari a quello che rimane ancora da scontare, il che ne comporta la scarcerazione. L’affidamento in prova viene concesso al condannato detenuto sulla scorta dei risultati (positivi) dell’osservazione svolta collegialmente in istituto per almeno un mese. L’affidamento può essere disposto senza procedere all’osservazione in istituto quando il condannato, dopo la commissione del reato, abbia tenuto un comportamento positivo. L’istanza di affidamento può essere proposta prima che dell’inizio l’esecuzione della pena detentiva irrogata, in tal caso il Pubblico Ministero competente per l’esecuzione sospende l’ordine di carcerazione e trasmette l’ istanza al Tribunale di Sorveglianza, cui spetta la decisione di concessione o diniego. Quando l’istanza di affidamento è proposta dopo l’inizio dell’esecuzione della pena detentiva definitivamente irrogata, il Magistrato di Sorveglianza competente per l’esecuzione, al quale l’istanza deve essere rivolta, verificata la sussistenza dei presupposti per la concessione della misura alternativa alla detenzione, può sospenderne l’esecuzione ed ordinare la liberazione del condannato.